Racconta di una storia fatta di passione, cultura, impresa e tradizione che parte da Rossano, sulla costa jonica, dove la Calabria si tuffa nel mare e ha il profumo della Magna Graecia. Ha camminato sulle gambe di ben undici generazioni scrivendo una storia di preindustrializzazione che per la regione ha rappresentato un’epopea dal grande valore rivoluzionario e lungimirante legata al nome che oggi ne è la vera identità: Amarelli. Una famiglia che insieme ad altre aziende ha scommesso sulla liquirizia, riuscendo a trasformarla in un prodotto dal forte potenziale economico.

La miglior liquirizia al mondo

Che rappresenti una storia unica ed inimitabile lo dicono i numeri .Oggi la liquirizia del brand Amarelli si trova nei migliori store di 27 paesi nel mondo, che espongono le riconoscibili scatoline di latta del marchio calabrese. Ma già nel 1800 l’enciclopedia britannica diceva che «la migliore liquirizia al mondo cresceva in Calabria» racconta Fortunato Amarelli, oggi amministratore delegato dell’azienda rossanese. Dalla radice che viene estirpata ogni quattro anni, con una capacità di raccolta importante per permetterne la sua rigenerazione, si avvia un processo produttivo tanto affascinante quanto delicato che porta al confezionamento di una varietà di prodotti apprezzati e riconosciuti per il loro «valore aggiunto».

L’azienda di liquirizia più antica

Quasi 300 anni di attività ininterrotta fanno di Amarelli l’azienda più longeva del settore. Nel 1731, per valorizzare al massimo l’impiego di questo prodotto tipico della costa ionica, gli Amarelli fondarono un impianto proto-industriale, detto “concio”, per l’estrazione del succo dalle radici della benefica pianta. Nacquero così le liquirizie, nere, brillanti, seducenti, gioia dei bambini ma anche, soprattutto, di adulti che amano i sapori di una vita sana e naturale. Antichi documenti, però, attestano che già intorno al 1500 la famiglia rossanese commercializzava i rami sotterranei di una pianta, che tutt’ora cresce in abbondanza nei suoi latifondi, dall’allettante nome scientifico di Glycyrrhiza Glabra, cioè radice dolce. Di quella epopea che vide nascere nei primi cinquant’anni del 1700 circa 80 aziende in Calabria il brand Amarelli è riuscito a ritagliarsi una fetta di mercato costruendo un fortissimo storytelling per «rendere consapevoli» i suoi consumatori.

Il museo come racconto di un percorso rivoluzionario

Una storia, ma anche volti, generazioni di operai che oggi rappresentano la terza generazione di lavoranti all’interno dello stabilimento, un forte legame con il territorio, che non poteva che essere mostrato. Nasce cosi nel 2001 il museo della liquirizia Amarelli, subito vincitore del “Premio Guggenheim Impresa & Cultura” assegnato ogni anno alle imprese che investono in cultura. Quello che trasudano le mura del palazzo che ospita il museo – che ha il merito di essere il museo d’impresa più visitato d’Italia dopo quello della Ferrari – è una storia aziendale consegnata ad una comunità allargata, creatrice di una sincera linea di continuità e di scelte che sono sempre state fatte in maniera responsabile verso una collettività che di quella storia imprenditoriale si sente partecipe.