Una produzione che si tramanda da quattro generazioni e che l’azienda Micele ha deciso di tutelare per valorizzare una delle colture autoctone della lucania.
Ci sono eroici agricoltori che hanno scelto, nonostante comporti fatica, di tutelare quell’immenso patrimonio di ulivi che disegna i profili delle regioni e che sempre più spesso si lega non solo alla tutela di ecotipi territoriali ma anche di alberi secolari o millenari diffusi in tutta la penisola. In questo scenario composito distribuito in tutto il Paese a Senise una famiglia, da ben quattro generazioni, ha deciso di produrre olio utilizzando la varietà autoctona che caratterizza la zona del Serrapotamo, del Sinni e del Sarmento: la Farasana. Oliva di grande dimensioni utilizzata sia per produrre olio che per la mensa.
Il viaggio di ritorno
E’ proprio «perchè a me piacciono le sfide» – racconta Lorenzo Micele, oggi titolare dell’omonima azienda agricola – che dopo una vita in Emilia dove era nato ed aveva vissuto con madre e padre di origine lucana, e dopo aver lavorato da chimico, profilo professionale per il quale ha studiato e si è laureato, nel 2008 ha deciso di compiere il viaggio a ritroso nella regione della sua famiglia e prendere in mano i terreni di proprietà. Il suo bisnonno nel 1912 aveva impiantato i primi alberi, curati per generazioni prima da suo nonno, poi da suo padre Nicola ed ora da lui. «Ho fatto questa follia» – spiega con il sorriso – perchè «questo terreno, questo paesaggio non può essere scollegato dalla Farasana, che stava qui da prima che ci stessero le persone». Nei ricordi del padre Nicola l’origine della pianta potrebbe essere ricollegata al popolo arabo che settecento anni fa la importò e la piantò facendola diventare albero caratteristico dell’identità e della biodiversità della Basilicata.
La tutela di Slow Food
Oggi la Farasana, insieme ad altre varietà italiane, fa parte di quel grande progetto racchiuso nel nome di Presidio nazionale che promuove il valore ambientale, paesaggistico, salutistico ed economico dell’olio extravergine italiano. Il carattere nazionale del progetto unisce i produttori di extravergine che affrontano le medesime criticità in tutta Italia, nelle diverse aree di produzione. Nei terreni aggrappati ai calanchi della zona di Senise l’azienda Micele ospita almeno altre dieci varietà di olivo: quelle da mensa come l’Uovo di Piccione e Sant’Agostino e quelle da olio tra le quali spiccano la Coratina, Frantoio, Pendolino e Ogliastro. L’oliveto è composto da piante storiche che hanno da 70 a 100 anni e secolari con oltre 500 anni di vita, con sesto molto poco intensivo.
La vitalità del terreno
L’azienda si caratterizza per una particolare attenzione al terreno. «La terra, il suolo – spiega Lorenzo Micele – non è solo uno spazio dove andare a mettere delle piante ma è vivo e va custodito, va nutrito e protetto dalle erosioni». Per questo, nonostante la zona impervia che registra la presenza di alcune frane geologiche delle ere passate, sono stati dedicati tra i filari sistemi idraulici proprio per evitare che il terreno perda gli elementi naturali che nutrono gli alberi presenti. Qui si lavora in biologico da sempre anche se la certificazione è arrivata nei tempi recenti in cui è nato il marchio. Già dal bisnonno, però, l’attenzione alla naturalità dei processi produttivi era una base fondamentale del lavoro tra gli ulivi.
La sostenibilità produttiva
La scelta di produrre e trovare fonte di reddito nelle olive è un obiettivo che ha assorbito totalmente la politica aziendale, per questo motivo dell’olivo non si butta via niente. Con i residui di produzione (fondi delle botti, partite difettate) l’azienda Micele produce sapone artigianale: da quello più semplice ed economico di solo olio di oliva a quello più ricco, con altri grassi pregiati e profumato con oli essenziali. Mentre con le potature, con la venatura più bella, si realizzano oggetti artigianali lavorati al tornio. Sui terreni sono presenti anche altre varietà antiche di frutti (noci, fichi, melograni, fichi d’india, mele, pere, giuggiole, sorbi, cachi, cotogni, uva, ciliegie mandorle, prugne, gelsi, albicocche) alcune delle quali vengono raccolte e trasformate in marmellate a km0.
Lorenzo Micele | Produttore di olio